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mercoledì 12 ottobre 2011

Jane Austen vita e contesto storico-culturale

Il contesto storico-culturale dell'autore
Jane Austen visse tra il 1775 e il 1817, in un periodo di grandi cambiamenti sociali e politici in Inghilterra, che solo in parte coinvolsero la scrittrice, si perché la sua vita fu molto breve sia perché visse principalmente in provincia. Nel 1702 salì al trono Anna Stuart, figlia minore di Giacomo II. Poiché Anna aveva perso tutti i suoi figli, nel 1701 il Parlamento, per evitare il ritorno dei cattolici Stuart, emanò un atto che affidava la successione ai protestanti Hannover. La Scozia esitava però ad approvare l'atto, come aveva fatto con la dichiarazione dei diritti, nel 1689. Per superare la crisi, gli inglesi decisero di unire i due regni e promulgarono l'Atto di Unione (1707) che creava il regno di Gran Bretagna.


Uno degli scopi dell'unificazione era il rafforzamento del paese, impegnato nella guerra di Successione spagnola (1701-1714). Il regno di Giorgio I, succeduto alla regina Anna, ebbe due importanti crisi che lo segnarono: 1) La rivolta giacobita del 1715 da parte dei seguaci di Giacomo Edoardo Stuart e 2) Il crollo finanziario della Compagnia dei Mari del Sud, nel 1720. La maggioranza dei cittadini che non godeva del diritto di voto aveva la possibilità di rivolgere istanze, di far parte delle giurie nei processi e di ottenere garanzie contro l'arresto arbitrario. Pieni privilegi politici erano riconosciuti solo agli appartenenti alla Chiesa anglicana.

Fra il 1739 e il 1763, la Gran Bretagna fu quasi ininterrottamente impegnata nei conflitti.

La guerra di successione austriaca si concluse con il trattato di Aquisgrana (1748) che, per quanto riguardava la Gran Bretagna, ristabiliva lo status quo territoriale. La guerra dei Sette anni (1756-1763), oppose la Gran Bretagna, alleata della Prussia, alla coalizione di Francia, Austria e Russia. Con il trattato di Parigi (1763) la Gran Bretagna ottenne tutti i possedimenti francesi in Canada e a est del fiume Mississippi, nonché la maggior parte dei territori francesi in India. La Spagna, che era entrata in guerra a fianco della Francia nel 1762, dovette cedere la Florida. Il trattato di Parigi costituì un trionfo diplomatico che segnò l'apice dell'impero britannico nel XVIII secolo. La scoperta di un vaccino contro il vaiolo, da parte di Edward Jenner, nel 1796, contribuì a un progressivo incremento demografico in Gran Bretagna. La trasformazione dell'economia si accelerò negli ultimi decenni del Settecento, quando James Watt perfezionò il motore a vapore e nuove invenzioni permisero di meccanizzare la lavorazione del cotone. Nel XVIII secolo aumentò sensibilmente la popolazione europea, soprattutto in Inghilterra, e il commercio con le Americhe diventò sempre più redditizio, specie dopo che si diffuse il cosiddetto commercio triangolare, un tipo di commercio che permetteva al mercante di guadagnare cifre immense esportando merce di poco valore, trasportando schiavi neri in America e importando da lì mercanzie pregiate per rivenderle sul mercato europeo. L'aumento di popolazione in Europa fece crescere la domanda di merci. Per questo motivo crebbero anche i prezzi e si impose la necessità di produrre di più e più rapidamente. Questo spinse gli uomini ad elaborare nuove tecniche di produzione. Inoltre i ricchi mercanti che avevano guadagnato grandi somme con il commercio triangolare disponevano di capitali da investire nei settori produttivi. L'insieme di questi fattori dà origine in Inghilterra alla Rivoluzione industriale. Questa ha inizio nel settore tessile con la creazione di filatrici e di telai più sofisticati di quelli antichi. Ma la vera conquista tecnica che accelerò il processo industriale fu la macchina a vapore, utilizzata prima per azionare le pompe che estraggono l'acqua dalle miniere e poi per far funzionare le fabbriche. Tuttavia il settore trainante dell'industria inglese era quello siderurgico, specialmente dopo che venne messo a punto un carbone da utilizzare negli altiforni, il coke. Il sistema di fabbrica cambiò radicalmente la vita degli uomini: gli operai, uomini e bambini, erano costretti a lavorare in ambienti malsani per più di 14 ore al giorno per un salario bassissimo. Di pari passo all'industria, in Inghilterra progredì anche l'agricoltura: le terre comuni vennero recintate, si formarono grandi proprietà gestite dai borghesi, vennero inventati nuovi at­trezzi da lavoro, i campi vennero concimati più abbondantemente. Inoltre dall’America giunsero in Europa nuove colture, come quelle del mais e della patata. Fra il 1760 e il 1830 la produzione di tessuti in cotone si decuplicò, diventando la voce principale dell'esportazione britannica; grazie a ulteriori invenzioni crebbero notevolmente anche la produzione di acciaio e l'estrazione di carbone. Non più tardi del 1830 questa rivoluzione industriale riuscì a fare della Gran Bretagna l'"officina del mondo". La popolazione di Londra, stimata intorno ai 600.000 abitanti nel 1701, era cresciuta a 950.000 nel 1801 e a 2,5 milioni nel 1851, facendo della capitale britannica la più grande città del mondo. La popolazione complessiva della Gran Bretagna aveva raggiunto fra il 1751 e il 1801, i 10,7 milioni di unità, e raddoppiò fra il 1801 e il 1851. Inoltre, la Gran Bretagna era ormai il primo paese al mondo in cui la popolazione urbana superava quella rurale.

Eliminato, dopo il 1763, il pericolo francese, le colonie britanniche in Nord America, che da tempo godevano di un considerevole grado di autonomia, mal sopportavano la subordinazione politica al governo di Londra. La resistenza americana condusse alla convocazione del primo congresso continentale (1774) e al conflitto aperto (1775), nonostante gli inviti alla conciliazione rivolti al governo di Londra da parlamentari come Edmund Burke.

Il dominio britannico sulle 13 colonie crollò nel 1775, all'inizio della guerra d'Indipendenza americana. Dopo la sconfitta del generale John Burgoyne a Saratoga (1777), la guerra civile all'interno dell'impero britannico divenne un conflitto internazionale. La Francia (1778), la Spagna (1779) e l'Olanda (1780) si schierarono contro la Gran Bretagna, mentre le altre potenze formarono una Lega di neutralità armata, causando il primo isolamento diplomatico della Gran Bretagna da oltre un secolo. Dopo la resa del generale Charles Cornwallis in seguito alla presa di Yorktown (1781), le dimissioni di Lord North (1782) e la firma del trattato di Parigi (1783), le 13 colonie furono riconosciute come stati indipendenti e ottennero tutto il territorio a sud dei Grandi Laghi. La Florida e Minorca furono cedute alla Spagna, mentre la Francia ottenne alcune isole delle Indie Occidentali e alcuni porti africani.


Con William Pitt il Giovane, divenuto nel 1783 il più giovane primo ministro della storia britannica e rimasto a lungo in carica (1783-1801 e 1804-1806), si delineò la figura di primo ministro nella sua accezione moderna. All'indomani della guerra di indipendenza americana, Pitt si adoperò per risanare il debito nazionale e consolidò il bilancio preventivo annuale. Pur essendo favorevole alle riforme politiche, all'abrogazione delle restrizioni imposte ai protestanti non anglicani e all'abolizione del commercio degli schiavi, non ottenne una maggioranza parlamentare per dar corso a tali misure. Alcuni riformatori, come Charles James Fox e Thomas Paine, si ispirarono alla rivoluzione scoppiata in Francia nel 1789; ma quando l'esercito rivoluzionario francese invase i Paesi Bassi austriaci (Belgio) e dichiarò guerra alla Gran Bretagna nel 1793, un decennio di riforme moderate lasciò spazio a 22 anni di conflitti.

Nell'ultimo decennio del Settecento salì al potere in Francia Napoleone I. La prima coalizione contro i francesi, voluta da Pitt (con Prussia, Austria e Russia), si sciolse nel 1796, e nel 1797 la Gran Bretagna subì una sconfitta navale e tentativi di invasione francesi, che portarono all'atto di unione con l'Irlanda (1801) e alla formazione del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. L'assemblea legislativa di Dublino venne abolita e i 100 rappresentanti irlandesi entrarono a far parte del Parlamento di Londra; a Dublino rimasero solo un vicerè irlandese e un'amministrazione di nomina inglese. La vittoria navale riportata da Horatio Nelson a Trafalgar (1805) scongiurò l'invasione napoleonica della Gran Bretagna.

A Giorgio III, sofferente di una malattia mentale, succedette, nel 1820, il figlio Giorgio IV. L'impero britannico guadagnò alcuni ex possedimenti olandesi, come la Colonia del Capo e Ceylon (l'odierno Sri Lanka). Nel 1816 la depressione economica causò varie rivolte. Le politiche del governo divennero più moderate con la ripresa all'inizio degli anni Venti. Il ministro degli esteri George Canning espresse il favore inglese nei confronti dell'indipendenza delle colonie spagnole in Sud America e della ribellione greca contro il dominio turco, una causa sostenuta anche dal poeta romantico George Gordon Byron.

La borghesia, nonostante sia protagonista del progresso economico, non aveva ancora nessun potere a livello politico. Perciò elaborò un nuovo tipo di pensiero, l'Illuminismo (che voleva liberare gli uomini dalla superstizione e dall’ignoranza con la luce della ragione e della scienza), per scardinare l'ordine politico vigente sostenuto dal clero e dalla nobiltà. Per diffondere le loro nuove idee, gli illuministi si servirono dei libri come mezzo. Il libro più rappresentativo del nuovo pensiero fu l’Enciclopedia, un'opera in 35 volumi scritta da un centinaio di intellettuali e diretti da Diderot e d'Alembert. Gli intellettuali più noti di questo movimento, che si sviluppò inizialmente in Francia, sono Montesquieu, Voltaire e Rousseau che influenzarono con le loro teorie cittadini qualunque e sovrani. Questi ultimi addirittura avviarono nei loro Stati riforme tese a stabilire l'uguaglianza dei sudditi di fronte alla legge, la libertà degli individui e la libertà di commercio. Prese vita così il dispotismo illuminato, che si diffonde anche negli Stati italiani, soprattutto a Milano, a Napoli e in Toscana, dove sono avviate alcune riforme: lo Stato divenne più moderno, i privilegi del clero e dei nobili vennero limitati, l’agricoltura viene modernizzata e le leggi rielaborate alla luce delle nuove teorie illuministiche. La rivoluzione industriale ha inizio in Inghilterra nella seconda metà del XVIII secolo per una serie di condizioni favorevoli: la partecipazione al governo della borghesia che permetteva ai suoi componenti di investire il capitale con maggiore profitto; un sottosuolo ricco di risorse minerali (ferro e carbone); numerose innovazioni tecniche che trasformarono tecnologicamente la produzione e migliorarono le comunicazioni; l’espulsione dei contadini dalle campagne grazie alle recinzioni dei campi e il conseguente loro trasferimento nelle città, dove diventavano operai delle nascenti industrie; un fiorente commercio internazionale.

Per quanto riguarda il contesto sociale, l’autrice visse in un periodo di profondo cambiamento della società inglese, che ormai cominciava a godere di una maggiore apertura di pensiero dovuta proprio all’Illuminismo che in qualche modo riusciva ad andare oltre le antiche convenzioni sociali, che comunque avevano un ruolo ancora dominante nella società inglese. La borghesia cominciava a insidiare il primato della nobiltà, sulla scia della Rivoluzione Industriale e della diffusione delle idee Illuministiche. Jane Austen, comunque, rimase ai margini di questo grande cambiamento e questi eventi storici la influenzarono minimamente. Il nascente Romanticismo non coinvolse Jane Austen, che visse solo 15 anni nel secolo XXVIII, quando ancora questo movimento culturale non aveva raggiunto la massima estensione e l’Illuminismo era ancora forte.



La vita dell’autore
Jane Austen (Steventon, Hampshire 1775 - Winchester 1817), scrittrice britannica, che ebbe grande influenza sullo sviluppo del romanzo inglese. Suo padre era un ecclesiastico e si preoccupò che ricevesse la tipica educazione che all’epoca si impartiva alle giovani di buona famiglia. All’interno della sua famiglia, la sorella Cassandra era la persona a cui era più legata, e alla quale scrisse molte lettere, che poi per pudore furono bruciate dalla stessa, che ci ha privato di una tassello fondamentale per definire al personalità di questa scrittrice. La sua altra sorella e i suoi sei fratelli non ebbero con lei un tale rapporto affettivo. La vita in famiglia era fatta di tanti piccoli eventi, quieta ma non spenta: letture e conversazioni intorno al caminetto, incontri con vicini della stessa classe sociale, balli, persino piccole recite domestiche. Jane si ritrovò a vivere, non solo nell’infanzia ma anche nella prima parte della giovinezza, nel microcosmo in cui era nata. Condusse una tranquilla vita di provincia, viaggiando poco, coltivando rare relazioni sentimentali (nessuna delle quali sfociò nel matrimonio. Amante della lettura, lesse con passione i romanzi di Henry Fielding, Laurence Sterne, Samuel Richardson e le poesie di George Crabbe e William Cowper.


Sul finire del ‘700 la borghesia aveva potuto profittare della maggiore apertura di pensiero, forse dovuta dal Secolo dei Lumi. Ciononostante rimanevano le chiusure e convenzioni sociali, anche se era permesso a una ragazza di superiore intelligenza di formarsi compiutamente. Per questo motivo Jane riuscì a poco più di vent’anni a scrivere romanzi che avrebbero conservato lo stesso fascino nel tempo. Nel 1805 Jane Austen si trasferì a Bath e dopo la morte del padre a Southampton, ospite del fratello Francis, che aveva moglie e figli. Cominciò a scrivere giovanissima, e negli anni seguenti tornò spesso sui suoi romanzi, rielaborandoli prima di pubblicarli. Orgoglio e pregiudizio, ad esempio, uscito nel 1813, è il rifacimento delle giovanili First Impressions, mentre Ragione e sentimento (1811) è la riscrittura di Elinor and Marianne, composto tra il 1797 e il 1798. Il 1811 si trasferì con la famiglia a Chawton, segnò l’inizio di un periodo d’intensa attività letteraria. Avvolta dalla tranquillità dei sereni affetti familiari, scrisse Mansfield Park (1814), Emma (1816) e, ultimo romanzo compiuto, Persuasione, pubblicato postumo insieme all’Abbazia di Northanger, scritto in precedenza. Nel 1816 si manifestarono i primi sintomi della malattia che l’avrebbe portata alla morte, e nel 1817 la scrittrice si trasferì a Winchester. Benché ai margini dello stile romantico, molto apprezzato dai suoi contemporanei, le opere di Jane Austen, caratterizzate da acutezza di osservazione e sensibilità per i piccoli particolari della vita quotidiana, riscossero subito un notevole successo sia di pubblico sia di critica. Tra i suoi estimatori vi furono Walter Scott, che nel 1815 le riservò un apprezzamento entusiasta sulla “Quarterly Review”, e Samuel Taylor Coleridge. Indifferente ai grandi avvenimenti storici dell’epoca e ai fermenti sociali di quegli anni, Jane Austen parodiò con tratti caricaturali di squisita levità i vizi e le mode del tempo. Così, nell’Abbazia di Northanger derise, nella figura della protagonista, accanita lettrice di romanzi gotici, l’amore per la narrativa del sovrannaturale e delle passioni esasperate che sarebbe culminata nelle opere di Ann Radcliffe e nel Frankenstein di Mary Shelley. Morì a Winchster, dove si era recata per cure, ad appena 42 anni. La personalità di questa signorina della media borghesia resta ancora oggi un qualcosa di non ben decifrato, anche perché Cassandra ha distrutto le lettere della sorella. Infatti l’oggettività dei romanzi della Austen ci mostrano una donna che si concentra su ciò che la circonda e ne sa estrarre delle opere limitate nell’estensione ma non nella profondità. Lei stessa è parte della commedia umana che descrive, e pur avendo accettato l’anonima vita di provincia, nasconde dentro di sé uno spirito indomabile volto alla ricerca delle verità del cuore, delle contraddizioni del costume e della moralità borghese. Dopo quasi due secoli la vita della Austen si perde nell’anonimato mentre le sue opere vanno avanti con straordinaria evidenza.

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