tag:blogger.com,1999:blog-86965845478937719442011-10-12T17:07:30.833+02:00Evenia AppuntiAppunti Universitari-Liceoogm87noreply@blogger.comBlogger53125tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-68410813273780600802011-10-12T16:25:00.001+02:002011-10-12T16:25:53.454+02:002011-10-12T16:25:53.454+02:00BecquerelAntoine César Becquerel (Châtillon-sur-Loire, 7 marzo 1788 – Parigi, 18 gennaio 1878) è stato un fisico francese.<br />
Si Laureato presso l'École polytechnique nel 1808. Ha combattuto in Spagna, sotto il maresciallo Suchet dal 1810 al 1812. Ha dato le dimissioni dall'esercito nel 1815. Come fisico ha lavorato sull'elettricità, particolarmente pile elettriche, piezoelettricità ed elettrolisi. Ha scoperto l'effetto termoelettrico nel 1823 e l'effetto fotovoltaico nel 1839. Fu un esperto del diamagnetismo. Fu eletto all'Académie des Sciences nel 1829, e ha ricevuto la medaglia Copley della Royal Society nel 1837.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-6841081327378060080?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-88344315314748653532011-10-12T16:24:00.001+02:002011-10-12T16:24:25.048+02:002011-10-12T16:24:25.048+02:00Fotovoltaico, moduloUn modulo fotovoltaico è un dispositivo in grado di convertire l'energia solare direttamente in energia elettrica mediante effetto fotovoltaico ed è impiegato come generatore di corrente in un impianto fotovoltaico. Può essere meccanicamente preassemblato a formare un pannello fotovoltaico, pratica caduta in disuso con il progressivo aumento delle dimensioni dei moduli, che ne hanno quindi incorporato le finalità. Può essere esteticamente simile al pannello solare termico, ma ha scopo e funzionamento molto differenti.<br />
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Storia <br />
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Le principali tappe della tecnologia fotovoltaica:[1]<br />
1839 Il francese Alexandre Edmond Bécquerel nota che "della corrente elettrica è generata durante alcune reazioni chimiche indotte dalla luce". Scopre così l'effetto fotogalvanico negli elettroliti liquidi.<br />
1883 L'inventore statunitense Charles Fritz produce una cella solare di circa 30 centimetri quadrati a base di selenio con un'efficienza di conversione dell'1-2 per cento.<br />
1905 Albert Einstein pubblica la sua teoria sull'effetto fotoelettrico che gli porterà il premio Nobel<br />
1963 La giapponese Sharp produce i primi moduli fotovoltaici commerciali.<br />
Tecnologie realizzative a confronto [modifica]<br />
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Di molti materiali impiegabili per la costruzione dei moduli fotovoltaici, il silicio è in assoluto il più utilizzato. Il silicio viene ottenuto in wafer che vengono in seguito uniti tra loro a formare un modulo fotovoltaico. Le tipologie costruttive di celle fotovoltaiche più comuni sono:<br />
Silicio monocristallino: presentano efficienza dell'ordine del 16-17%. Sono tendenzialmente costosi e, dato che vengono tagliati da lingotti cilindrici, è difficile ricoprire con essi superfici estese senza sprecare materiale o spazio.<br />
Silicio policristallino: celle più economiche, ma meno efficienti (15-16%), il cui vantaggio risiede nella facilità con cui è possibile tagliarle in forme adatte ad essere unite in moduli.<br />
Silicio "ribbon": preparate da silicio fuso colato in strati piani. Queste celle sono ancora meno efficienti (13,5-15%), ma hanno l'ulteriore vantaggio di ridurre al minimo lo spreco di materiali, non necessitando di alcun taglio. Un approccio alternativo procede con la ricopertura dell'intero modulo con il materiale desiderato e il successivo disegno delle celle da parte di un laser.<br />
Silicio amorfo depositato da fase vapore: hanno un'efficienza bassa (8%), ma sono molto più economiche da produrre. Il silicio amorfo (Si-a) possiede un bandgap maggiore del silicio cristallino (Si-c) (1.7 eV contro 1.1 eV): ciò significa che è più efficiente nell'assorbire la parte visibile dello spettro della luce solare, ma fallisce nel raccoglierne la parte infrarossa. Dato che il silicio nanocristallino (con domini cristallini dell'ordine del nanometro) ha circa lo stesso bandgap del Si-c, i due materiali possono essere combinati creando una cella a strati, in cui lo strato superiore di Si-a assorbe la luce visibile e lascia la parte infrarossa dello spettro alla cella inferiore di silicio nano cristallino.<br />
CIS: basate su strati di calcogenuri (ad es. Cu(InxGa1-x)(SexS1-x)2). Hanno un'efficienza fino all'11%, ma il loro costo è ancora troppo elevato.<br />
Celle fotoelettrochimiche: queste celle, realizzate per la prima volta nel 1991, furono inizialmente concepite per imitare il processo di fotosintesi. Questo tipo di cella permette un uso più flessibile dei materiali e la tecnologia di produzione sembra essere molto conveniente. Tuttavia, i coloranti usati in queste celle soffrono problemi di degrado se esposti al calore o alla luce ultravioletta. Nonostante questo problema, questa è una tecnologia emergente con un impatto commerciale previsto entro una decina di anni.<br />
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Moduli cristallini <br />
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Silicio monocristallino, in cui ogni cella è realizzata a partire da un wafer la cui struttura cristallina è omogenea (monocristallo), opportunamente drogato in modo da realizzare una giunzione p-n;<br />
Silicio policristallino, in cui il wafer di cui sopra non è strutturalmente omogeneo ma organizzato in grani localmente ordinati.<br />
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Moduli a film sottile <br />
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Silicio microsferico montato su modulo flessibile<br />
Silicio amorfo, in cui gli atomi di silicio vengono deposti chimicamente in forma amorfa, ovvero strutturalmente disorganizzata, sulla superficie di sostegno. Questa tecnologia impiega quantità molto esigue di silicio (spessori dell'ordine del micron). I moduli in silicio amorfo mostrano in genere una efficienza meno costante delle altre tecnologie rispetto ai valori nominali, pur avendo garanzie in linea con il mercato. Il dato più interessante riguarda l'EROEI, che fornisce valori molto alti (in alcuni casi arrivano anche a 9), il che attesta l'economicità di questa tecnologia.<br />
Tellururo di cadmio (CdTe): sono i pannelli a film sottile più economici e col più basso rendimento termodinamico. A Maggio 2011, il Consiglio d'Europa ha confermato che non esiste alcun divieto di produzione o installazione di questi pannelli, allo scopo di rispettare gli obiettivi prefisstati in termini di energie rinnovabili ed efficienza energetica; contestualmente, data la sua documentata tossicità, ha inserito il cadmio nella lista dei materiali vietati nelle produzioni elettriche o elettroniche.<br />
Solfuro di cadmio (CdS) microcristallino, che presenta costi di produzione molto bassi in quanto la tecnologia impiegata per la sua produzione non richiede il raggiungimento delle temperature elevatissime necessarie invece alla fusione e purificazione del silicio. Esso viene applicato ad un supporto metallico per spray-coating, cioè viene letteralmente spruzzato come una vernice. Tra gli svantaggi legati alla produzione di questo genere di celle fotovoltaiche vi è la tossicità del cadmio ed il basso rendimento del dispositivo.<br />
Arseniuro di gallio (GaAs), una lega binaria con proprietà semiconduttive, in grado di assicurare rendimenti elevatissimi, dovuti alla proprietà di avere un gap diretto (a differenza del silicio). Viene impiegata soprattutto per applicazioni militari o scientifiche avanzate (come missioni automatizzate di esplorazione planetaria o fotorivelatori particolarmente sensibili). Tuttavia il costo proibitivo del materiale monocristallino a partire dal quale sono realizzate le celle, lo ha destinato ad un impiego di nicchia.<br />
Diseleniuro di indio rame (CIS), con opacità variabile dal 100% al 70% ottenuta mediante fori ricavati direttamente nel film.<br />
Diseleniuro di indio rame gallio (CIGS)<br />
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Varianti proprietarie <br />
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Eterogiunzione, letteralmente giunzione tra sostanze diverse, in cui viene impiegato uno strato di silicio cristallino come superficie di sostegno di uno o più strati amorfi o cristallini, ognuno dei quali ottimizzato per una specifica sotto-banda di radiazioni;<br />
Silicio microsferico, in cui si impiega silicio policristallino ridotto in sfere del diametro di circa 0,75 mm ingabbiate in un substrato di alluminio;<br />
Delle tecnologie citate, soltanto l'amorfo e il microsferico permettono la flessione del modulo: nel caso dell'amorfo non vi è la struttura cristallina del materiale ad impedirne la flessione, nel caso del microsferico non è la cella (sfera) a flettersi, ma la griglia a nido d'ape su cui è disposta.<br />
Composizione [modifica]<br />
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I moduli in silicio mono o policristallini rappresentano la maggior parte del mercato. Sono tecnologie costruttivamente simili, e prevedono che ogni cella fotovoltaica sia cablata in superficie con una griglia di materiale conduttore che ne canalizzi gli elettroni. Ogni singola cella viene connessa alle altre mediante nastrini metallici, in modo da formare opportune serie e paralleli elettrici. La necessità di silicio molto puro attraverso procedure di purificazione dell'ossido di silicio (SiO2, silice) presente in natura eleva il costo della cella fotovoltaica.<br />
Sopra una superficie posteriore di supporto, in genere realizzata in un materiale isolante con scarsa dilatazione termica, come il vetro temperato o un polimero come il tedlar, vengono appoggiati un sottile strato di acetato di vinile (spesso indicato con la sigla EVA), la matrice di moduli preconnessi mediante i già citati nastrini, un secondo strato di acetato e un materiale trasparente che funge da protezione meccanica anteriore per le celle fotovoltaiche, in genere vetro temperato. Dopo il procedimento di pressofusione, che trasforma l'EVA in mero collante inerte, le terminazioni elettriche dei nastrini vengono chiuse in una morsettiera stagna generalmente fissata alla superficie di sostegno posteriore, e il "sandwich" ottenuto viene fissato ad una cornice in alluminio, che sarà utile al fissaggio del pannello alle strutture di sostegno atte a sostenerlo e orientarlo opportunamente verso il sole.<br />
Cella fotovoltaica [modifica]<br />
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Una cella fotovoltaica in silicio policristallino<br />
La cella fotovoltaica o cella solare è l'elemento base nella costruzione di un modulo fotovoltaico. La versione più diffusa di cella fotovoltaica, quella in materiale cristallino, è costituita da una lamina di materiale semiconduttore, il più diffuso dei quali è il silicio, e si presenta in genere di colore nero o blu e con dimensioni variabili dai 4 ai 6 pollici. Piccoli esemplari di celle fotovoltaiche in materiale amorfo sono in grado di alimentare autonomamente dispositivi elettronici di consumo, quali calcolatrici, orologi e simili. Analogamente al modulo, il rendimento della cella fotovoltaica si ottiene valutando il rapporto tra l'energia prodotta dalla cella e l'energia luminosa che investe l'intera sua superficie. Valori tipici per gli esemplari in silicio multicristallino comunemente disponibili sul mercato si attestano attorno al 18%. L'efficienza del modulo è sempre minore, come discusso di seguito.<br />
Costruzione del modulo Fotovoltaico in silicio [modifica]<br />
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Il modulo fotovoltaico in silicio è costituito da un sandwich di materie prime detto laminato e dai materiali acessori atti a rendere usabile il laminato.<br />
Sandwich o Laminato [modifica]<br />
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Stratificazione del laminato<br />
Il laminato viene preparato con i seguenti materiali:<br />
Vetro (i moduli costruiti in Italia abitualmente usano vetro da 4mm di spessore)<br />
Etilene vinil acetato - EVA<br />
Celle mono o poli cristalline<br />
Backsheet<br />
Il vetro viene usato come base su cui viene steso un foglio di Eva. Sopra all'Eva vengono posizionate le celle rivolte con il lato fotosensibile verso il basso, viene steso un altro foglio di eva e quindi viene steso un foglio di materiale isolante plastico (PET o similare) oppure un'altra lastra di vetro. Il vetro è a basso contenuto di ferro per garantire una maggiore trasparenza ai raggi solari ed è temprato. Abitualmente il vetro lascia passare circa il 91,5% dell'insolazione ricevuta. Il sandwich così realizzato viene inviato al laminatore. Il laminatore o forno è una macchina nel quale il sandwich entra e si abbassa il coperchio del laminatore. Viene creato il vuoto per circa 5 minuti quindi a queste condizioni la piastra del laminatore si riscalda fino a 145°C circa per 10 minuti in modo da favorire la polimerizzazione dell'eva. Trascorso questo tempo il coperchio si apre e il laminato ora è pronto per le lavorazioni successive. Dopo la laminazione il laminato ha raggiunto le caratteristiche richieste per essere installato in quanto se la laminazione è stata fatta correttamente anche senza aggiungere altro il laminato potrebbe resistere alle intemperie per almeno 25/30 anni. Tutte le lavorazioni che vengono fatte successivamente hanno lo scopo di rendere più comodo e pratico l'utilizzo del laminato, ma aggiungono poco per quanto riguarda la sua durata nel tempo.<br />
Prestazioni e rendimenti [modifica]<br />
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Cella solare di silicio monocristallino<br />
Le prestazioni dei moduli fotovoltaici sono suscettibili di variazioni anche sostanziose in base:<br />
al rendimento dei materiali;<br />
alla tolleranza di fabbricazione percentuale rispetto ai valori di targa;<br />
all'irraggiamento a cui le sue celle sono esposte;<br />
all'angolazione con cui questa giunge rispetto alla sua superficie;<br />
alla temperatura di esercizio dei materiali, che tendono ad "affaticarsi" in ambienti caldi;<br />
alla composizione dello spettro di luce.<br />
banda spettrale di radiazione solare assorbita.<br />
Si definisce rendimento o efficienza di un modulo fotovoltaico il rapporto espresso in percentuale tra energia captata e trasformata rispetto a quella totale incidente sulla superficie del modulo; esso è quindi proporzionale al rapporto tra watt erogati e superficie occupata, a parità di altre condizioni. L'efficienza ha ovviamente effetti sulle dimensioni fisiche dell'impianto fotovoltaico: tanto maggiore è l'efficienza tanto minore è la superficie necessaria di pannello fotovoltaico per raggiungere un determinato livello di potenza elettrica. Per motivi costruttivi, il rendimento dei moduli fotovoltaici è in genere inferiore o uguale al rendimento della loro peggior cella.<br />
In particolare il miglioramento nell'efficienza di un modulo fotovoltaico (rapporto tra energia elettrica prodotta e energia solare incidente) si può ottenere attraverso un processo sempre più spinto di purificazione del materiale semiconduttore utilizzato (tanto più è puro tanto maggiore è la radiazione solare captata e convertita) oppure attraverso l'uso combinato di più materiali semiconduttori che coprano in assorbimento la maggior parte possibile di spettro della radiazione solare incidente.<br />
Alcuni pannelli a concentrazione per uso terrestre, derivati dal settore aerospaziale (Boeing - Spectrolab), sfruttano caratteristiche di questo tipo ed hanno rendimenti nominali che superano anche il 40%[2]; valori tipici riscontrabili invece nei comuni prodotti commerciali a base silicea si attestano intorno al:<br />
15% nei moduli in silicio monocristallino;<br />
13% nei moduli in silicio policristallino;<br />
6% nei moduli in silicio amorfo.<br />
Ne consegue che ad esempio a parità di produzione elettrica richiesta, la superficie occupata da un campo fotovoltaico amorfo sarà più che doppia rispetto ad un equivalente campo fotovoltaico cristallino. A causa del naturale affaticamento dei materiali, le prestazioni di un pannello fotovoltaico comune diminuiscono di circa un punto percentuale su base annua. Per garantire la qualità dei materiali impiegati, la normativa obbliga una garanzia di minimo due anni sui difetti di fabbricazione anche sul calo di rendimento del silicio nel tempo, questa arriva minimo 20 anni. La garanzia oggi nei moduli di buona qualità è del 90% sul nominale per 10 anni e dell'80% sul nominale per 25 anni.<br />
I moduli fotovoltaici odierni hanno un tempo di vita (lifetime) stimato di 80 anni circa, anche se è plausibile ipotizzare che vengano dismessi dopo un ciclo di vita di 35-40 anni, a causa della perdita di potenza dei moduli e del miglioramento tecnologico dei nuovi prodotti ovvero per obsolescenza dei precedenti.<br />
Dati tecnici dichiarati [modifica]<br />
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Tolleranza [modifica]<br />
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Una simulazione con tolleranza ±3%. Non sono presenti aree di sovrapposizione.<br />
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Una simulazione con tolleranza ±5%. Sono presenti evidenti aree di sovrapposizione tra moduli diversi.<br />
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Una simulazione con tolleranza ±10%. Sovrapposizione quasi totale delle aree di tolleranza, probabile indice di scarsa qualità.<br />
La tolleranza di fabbricazione è un dato percentuale (generalmente variabile dal ±3% al ±10%) che ogni produttore dichiara in relazione ai propri standard qualitativi di produzione. Tanto minore è la tolleranza dichiarata, tanto più stabili e predicibili saranno le prestazioni elettriche del modulo, a pari condizioni di utilizzo.<br />
Nella maggior parte dei casi, i produttori realizzano più versioni dello stesso modulo, distinte in base alla potenza nominale, pur realizzandoli con le medesime celle, che vengono preventivamente raggruppate in famiglie prestazionalmente simili. L'obiettivo dell'operazione è gestire in modo più accorto possibile le celle elettricamente peggiori, che potrebbero inficiare le prestazioni dell'intero modulo.<br />
In quest'ottica quindi, tanto più numerose sono le famiglie di celle uniformi, tanto minore potrebbe essere la tolleranza di fabbricazione garantita. Nella realtà di mercato, tuttavia, data la curva di Gauss che descrive la distribuzione statistica della qualità di tutte le celle fotovoltaiche di una data partita produttiva, le linee di separazione tra gruppi di moduli simili si ampliano a volte fino a costituire fasce piuttosto ampie.<br />
Il produttore può così gestire la parte di produzione all'interno di queste fasce:<br />
declassando il prodotto in questione, per considerarlo entro la tolleranza positiva del modulo inferiore, con il risultato di perdere profitto;<br />
innalzando il prodotto, per considerarlo entro la tolleranza negativa del modulo superiore, con il risultato di marginalizzare di più a discapito della qualità effettiva del prodotto.<br />
Dal punto di vista commerciale, il produttore si garantisce la liceità dell'operazione dichiarando una tolleranza di fabbricazione più ampia del necessario rispetto alle potenze nominali dei vari moduli realizzati. L'immediato effetto che questa pratica comporta è la ricaduta di cospicue quantità di moduli all'interno delle citate fasce a cavallo di due o più tolleranze di fabbricazione.<br />
Alla luce di ciò, i moduli fotovoltaici qualitativamente migliori sono da ricercarsi tra quelli che combinano:<br />
una tolleranza negativa stretta (quella positiva può considerarsi trascurabile);<br />
una nulla o limitata area di sovrapposizione tra le fasce di tolleranza delle varie potenze dello stesso modulo.<br />
L'artificio della tolleranza più ampia del necessario è una tecnica impiegata solo da produttori minori, a causa della sua facile individuazione (basta una brochure con la lista dei prodotti trattati e una calcolatrice) e del sospetto che inevitabilmente farebbe sorgere nei confronti del produttore.<br />
Tensione e corrente [modifica]<br />
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Il circuito equivalente di una cella fotovoltaica<br />
Un buon modello matematico per l'analisi del funzionamento di una cella solare è l'equazione del diodo ideale di Shockley. Partendo dal circuito equivalente mostrato di fianco si ha che la corrente che scorre sul carico vale:<br />
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dove:<br />
I è l'intensità di corrente che scorre sul carico;<br />
V è la differenza di potenziale tra i due terminali del diodo;<br />
Is è l'intensità di corrente prodotta dal generatore, ed è proporzionale all'intensità della radiazione incidente sulla cella;<br />
I0 è la intensità di corrente di saturazione, un fattore direttamente proporzionale alla superficie della giunzione p-n;<br />
q è la carica elementare dell'elettrone;<br />
k è la costante di Boltzmann;<br />
T è la temperatura assoluta sulla superficie di giunzione tra la zone p ed n;<br />
η è il coefficiente di emissione, anch'esso dipendente dal processo di fabbricazione ed è compreso generalmente tra 1 e 2(fattore di idealità del diodo);<br />
Rp è la resistenza parallelo del modello<br />
La pratica comune di classificare i prodotti in commercio in 12, 18 o 24 V non deriva dalla tensione al suo punto di massima efficienza, ma dalla possibilità di collegarvi una batteria ricaricabile con analoga tensione nominale.<br />
Se le celle del pannello sono collegate in serie, come si fa normalmente per ottenere una tensione in uscita più alta, non si ha il controllo delle singole celle, perché la corrente è uguale per tutte. La cella in ombra viene quindi attraversata da una corrente più forte di quella che genererebbe da sola, e fa da strozzatura per l'intero sistema scaldandosi e potenzialmente danneggiandosi, oltre a disperdere energia.<br />
Ne deriva l'importanza che l'intero pannello sia illuminato senza celle in zone d'ombra, ovvero che le celle abbiano un'esposizione solare simile.<br />
Più è grande il pannello, più è probabile e ampia la differenza di esposizione e di corrente che la singola cella è in grado di produrre.<br />
Certificazioni [modifica]<br />
I moduli fotovoltaici, se impiegati in un impianto fotovoltaico connesso alla rete all'interno dell'Unione Europea, devono obbligatoriamente essere certificati in base alla normativa IEC 61215, che ne determina le caratteristiche sia elettriche che meccaniche. Tra i test più importanti si cita quello per determinarne la potenza in condizioni di insolazione standard, espressa in watt picco (Wp).<br />
Costi [modifica]<br />
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Oltre ai problemi di efficienza un discorso a parte meritano i costi di realizzazione delle celle fotovoltaiche, dei relativi moduli e impianti. Per quanto riguarda le celle fotovoltaiche i costi sono gravati fino a circa il 33% dal materiale (ad es. silicio) comprendendo gli scarti di lavorazione e il costoso processo di purificazione. Vanno aggiunti poi i restanti costi per i processi di realizzazione della cella fotovoltaica. Ragionando in termini di moduli fotovoltaici, ai costi della cella solare si devono aggiungere i costi della realizzazione dei moduli interi ovvero dei materiali assemblanti, della messa in posa a terra tramite materiali, dell'elettronica di potenza necessaria (inverter), della progettazione, della manodopera e della manutenzione. Sommato il tutto si giunge ad un costo indicativo di circa 3/4 € al Wp installato. Considerando una producibilità media degli impianti installati in italia pari a 1200 kWh/kWp all'anno, e che la vita di un impianto fotovoltaico è superiore a 20 anni, il costo dell'energia prodotta dai moduli fotovoltaici è indicativamente di 12/16 centesimi di euro per kilowattora prodotto, il che ci indica che questa tecnologia è ormai competitiva allo stesso livello delle altre fonti fossili. Come incentivo alla realizzazione di impianti fotovoltaici è attivo in Italia il sistema Conto Energia.<br />
In definitiva il parametro complessivo di qualità che caratterizza un modulo fotovoltaico è il rapporto costo/efficienza o equivalentemente il costo per kilowattora prodotto.<br />
I prodotti in commercio [modifica]<br />
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Un modulo fotovoltaico in silicio monocristallino<br />
I moduli fotovoltaici in silicio cristallino più comuni hanno dimensioni variabili da 0,5 m² a 2,0 m², con punte di 2,5 m² in esemplari per grandi impianti. Non vi è comunque particolare interesse a costruire moduli di grandi dimensioni, a causa delle grosse perdite di prestazioni che l'intero modulo subisce all'ombreggiamento (o malfunzionamento) di una sua singola cella.<br />
La potenza più comune si aggira intorno ai 230 Wp a 32 V, raggiunti in genere impiegando 60 celle fotovoltaiche (Il modulo da 60 in silicio policristallino celle è il più utilizzato in Italia e copre circa il 90% dei moduli). La superficie occupata dai modelli commerciali si aggira in genere intorno ai 7,2 m²/kWp, ovvero sono necessari circa 7,2 metri quadrati di superficie per ospitare pannelli per un totale nominale di 1.000 Wp. I moduli in commercio più prestanti raggiungono un'efficienza del 19.6% e richiedono quindi una superficie di 5,147 metri quadrati per 1.000 Wp.<br />
Dopo un biennio di instabilità, i costi al cliente finale del modulo installato sul tetto si sono stabilizzati nella fascia 3,50/5,00 €/Wp a seconda delle dimensioni dell'impianto (ad aprile 2011). Va evidenziato che questo valore è suscettibile di scostamenti sostanziali a seconda del punto di rilevazione all'interno della filiera del prodotto. Il prezzo sopra indicato è da considerarsi come prezzo del modulo installato sul tetto di una residenza abitativa, mentre il prezzo dei moduli in silicio policristallino da 60 celle finito pronto ad essere installato di buona qualità si aggira tra i 1,50/2,00 €/Wp<br />
Nei parchi solari il costo del modulo installato tende ad essere compreso tra i 2,50/3,50 €/Wp<br />
La generale instabilità dei prezzi del biennio 2004/2005 era stata causata dall'improvviso squilibrio tra domanda e offerta conseguente al lancio contemporaneo delle politiche di incentivazione delle fonti rinnovabili da parte dei paesi ratificanti il Protocollo di Kyōto. Essendo il prezzo del modulo fotovoltaico in silicio mono o policristallino legato in gran parte al costo delle celle (le celle incidono per circa il 75% nel totale delle materie impiegate per la realizzazione del modulo) nei primi mesi del 2011 si è assistito ad un calo dei prezzi delle celle dovuto alla diminuzione degli incentivi da parte della Germania e dell'Italia.<br />
Ricerca e innovazioni [modifica]<br />
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La ricerca in campo fotovoltaico è indirizzata verso il miglioramento del rapporto fra efficienza e costo del modulo fotovoltaico. Il basso valore di questo rapporto costituisce il limite più forte all'affermazione su grande scala di questa tecnologia energetica il che si traduce in un alto costo per kilowattora prodotto almeno nel periodo di ammortamento dell'impianto. Quindi la ricerca si indirizza verso la scoperta di materiali semiconduttori e tecniche di realizzazione che coniughino il basso costo con un'alta efficienza di conversione.<br />
Presso l'Università di Toronto nel 2005 è stato inventato un materiale plastico che sfrutta nanotecnologie per convertire in elettricità i raggi solari anche nella banda dell'infrarosso, e che quindi funziona anche con il tempo nuvoloso[3]. Gli autori della ricerca sperano che costruendo pannelli fotovoltaici con questo materiale si possano ottenere prestazioni cinque volte superiori al silicio, tanto che una copertura dello 0,1% della superficie terrestre sarebbe sufficiente a sostituire tutte le attuali centrali elettriche. Il materiale può essere spruzzato su una superficie, come un vestito o la carrozzeria di un'automobile.<br />
Un'importante collaborazione fra Eni e Mit sta orientando gli investimenti nella costruzione di celle fotovoltaiche[4] con materiali che ne aumentino il rendimento rispetto al 15-17% attuale del silicio.<br />
Tra le aziende italiane produtrici di Moduli e Panelli Fotovoltaici che si distinguono per innovazione e tecnologia evoluta, ricordiamo http://www.remenergies.it e http://www.inventsrl.it. Tra i lorto brevetti c'è la Tegola Fotovoltaica http://www.remenergies.it/impianti-fotovoltaici/tegole-fotovoltaiche.html, ovvero un coppo in plastica che ospita al suo interno la classica cella fotovoltaica. In questo modo si possono ricostruire tetti di edifici in centri storici, rispettando il progetto architettonico originale. Le tegole fotovoltaiche sono approvate dalla soprintendenza alle belle arti.<br />
La società cinese Suntech Power Holdings, una delle società leader al mondo, nel piano industriale di dicembre 2010[5] ha stimato di raggiungere nel 2015 un'efficienza di conversione su larga scala pari al 23%.<br />
Il neonato fotovoltaico organico consente un abbattimento dei costi, pur senza aumento di efficienza. Questa tecnologia usa pigmenti organici al posto dei semiconduttori inorganici e può sfruttare economiche tecniche realizzative di fotolitografia.<br />
Note [modifica]<br />
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^ (fonte le Scienze maggio 2006) Per maggiori approfondimenti: dipartimento di stato statunitense per l'energia<br />
^ (EN) Boeing difesa-spazio - Boeing Spectrolab Terrestrial Solar Cell Surpasses 40 Percent Efficiency - Comunicato stampa del 6/12/2006<br />
^ Nature Materials S. A. McDonald et al., Nature Materials 4, 138 - 142 (2005)<br />
^ Eni-Mit Solar Frontiers Center (SFC) - Il MIT ed Eni inaugurano a Cambridge il Solar Frontiers Center - Comunicato stampa del 4/05/2010<br />
^ (EN) Welcome to Analyst Day, December 6th 2010, Suntech Power Holdings Co., Ltd. Pagina 80/141<br />
Voci correlate [modifica]<br />
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Impianto fotovoltaico<br />
Conto energia<br />
Decreto legislativo 311/2006<br />
Inseguitore solare<br />
Energia solare<br />
Effetto fotovoltaico<br />
Energie rinnovabili<br />
Fotovoltaico CIGS<br />
Silicio<br />
Risposta spettrale<br />
Pannello solare termico<br />
Pannello solare ibrido<br />
Pannello solare a concentrazione<br />
Eliofania<br />
<br />
<br />
FONTE WIKI: http://it.wikipedia.org/wiki/Modulo_fotovoltaico<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-8834431531474865353?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-14049799478453304172011-10-12T16:05:00.001+02:002011-10-12T16:05:26.115+02:002011-10-12T16:05:26.115+02:00WLa W (chiamata doppia vu o vu doppia in italiano, o anche doppia vi o vi doppia) è la ventitreesima lettera dell'alfabeto latino moderno.<br />
Inoltre, [w] rappresenta una consonante approssimante labiovelare sonora nell'alfabeto fonetico internazionale; una "w" rovesciata rappresenta anche una fricativa labiovelare sorda.<br />
Non fa parte dell'alfabeto italiano ed è presente solo in parole prestate da altre lingue. Nelle sigle di uso comune in italiano viene per brevità chiamata vu o vi come se fosse una V (es. WWF: "vu vu effe").[1]<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-1404979947845330417?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-40930906635292029742011-10-12T16:04:00.003+02:002011-10-12T16:04:48.115+02:002011-10-12T16:04:48.115+02:00KK (chiamata cappa in italiano) è l'undicesima lettera dell'alfabeto latino. Essa rappresenta anche la lettera kappa dell'alfabeto greco e la ka dell'alfabeto cirillico; inoltre, [k] rappresenta una consonante occlusiva velare sorda nell'alfabeto fonetico internazionale. Non fa parte dell'alfabeto italiano ed è presente solo in parole prestate da altre lingue.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-4093090663529202974?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-66823840389873356602011-10-12T16:04:00.001+02:002011-10-12T16:04:12.453+02:002011-10-12T16:04:12.453+02:00ZLa Z (chiamata zeta in italiano) è la ventunesima e ultima lettera dell'alfabeto italiano e la ventiseiesima e ultima dell'alfabeto latino. Nella sua forma maiuscola rappresenta anche la lettera zeta dell'alfabeto greco, mentre nella sua forma minuscola una consonante fricativa alveolare sonora nell'alfabeto fonetico internazionale, dove è il simbolo corrispondente alla s sonora dell'italiano, come nella parola "rosa".<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-6682384038987335660?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-17337558232484947412011-10-12T16:03:00.002+02:002011-10-12T16:03:37.173+02:002011-10-12T16:03:37.173+02:00VV (chiamata vu in italiano: meno bene vi[1]) è la ventesima lettera dell'alfabeto italiano e la ventiduesima dell'alfabeto latino. [v] indica una consonante fricativa labiodentale sonora nell'alfabeto fonetico internazionale. Nella lingua spagnola, la V intervocalica è invece fricativa bilabiale sonora e rappresenta il suono IPA [β].<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-1733755823248494741?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-17978077334554657132011-10-12T16:03:00.000+02:002011-10-12T16:03:08.350+02:002011-10-12T16:03:08.350+02:00ULa U è la diciannovesima lettera dell'alfabeto italiano e la ventunesima dell'alfabeto latino.<br />
[u] nell'alfabeto fonetico internazionale è il simbolo usato per rappresentate una vocale posteriore alta ("chiusa") e arrotondata ("procheila").<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-1797807733455465713?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-81019446456499576142011-10-12T16:02:00.000+02:002011-10-12T16:02:35.686+02:002011-10-12T16:02:35.686+02:00TT (chiamata ti in italiano) è la diciottesima lettera dell'alfabeto italiano e la ventesima dell'alfabeto latino moderno. Tâw era l'ultima lettera dell'alfabeto semitico occidentale - e dell'alfabeto ebraico. Il valore sonoro del Taw semitico, della Tαυ (tau), e della T etrusca e latina era [t]. Il simbolo corrisponde inoltre alla lettera tau dell'alfabeto greco, alla te dell'alfabeto cirillico e a una consonante occlusiva alveolare sorda nell'alfabeto fonetico internazionale.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-8101944645649957614?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-86996790414888948862011-10-12T16:00:00.002+02:002011-10-12T16:00:52.239+02:002011-10-12T16:00:52.239+02:00SS o s ( in italiano esse /'ɛsse/) è la diciassettesima lettera dell'alfabeto italiano e la diciannovesima in quello latino.<br />
[s] è anche il simbolo usato nell'alfabeto fonetico internazionale per indicare una consonante fricativa alveolare sorda.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-8699679041488894886?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-10844550972450904562011-10-12T15:59:00.003+02:002011-10-12T15:59:52.695+02:002011-10-12T15:59:52.695+02:00RLa R (chiamata erre in italiano) è la sedicesima lettera dell'alfabeto italiano e la diciottesima dell'alfabeto latino moderno. Una R rovesciata (Я) è il simbolo della lettera ja nell'alfabeto cirillico; tale simbolo è poi usato in vari modi nell'alfabeto fonetico internazionale: [r] indica una consonante vibrante alveolare, [R] una vibrante uvulare.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-1084455097245090456?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-48598397126512337752011-10-12T15:59:00.001+02:002011-10-12T15:59:20.124+02:002011-10-12T15:59:20.124+02:00QQ o q è la quindicesima lettera dell'alfabeto italiano e la diciassettesima dell'alfabeto latino, in italiano il suo nome esteso è cu (/ku/), ma viene talvolta scritto anche qu,[1] mantenendo inalterata la pronuncia.<br />
/q/ rappresenta anche una consonante occlusiva uvulare sorda nell'alfabeto fonetico internazionale.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-4859839712651233775?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-81853723325263574252011-10-12T15:58:00.003+02:002011-10-12T15:58:54.863+02:002011-10-12T15:58:54.863+02:00PP (chiamata pi in italiano) è la quattordicesima lettera dell'alfabeto italiano e la sedicesima dell'alfabeto latino.<br />
Il simbolo rappresenta anche la lettera rho nell'alfabeto greco e la er in quello cirillico. [p] è il simbolo di una consonante occlusiva bilabiale sorda nell'alfabeto fonetico internazionale.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-8185372332526357425?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-30088697486145579632011-10-12T15:58:00.001+02:002011-10-12T15:58:25.216+02:002011-10-12T15:58:25.216+02:00OLa O è la tredicesima lettera dell'alfabeto italiano e la quindicesima dell'alfabeto latino.<br />
Si può leggere sia aperta (però) sia chiusa (pero). Nell'alfabeto greco le due valenze venivano scritte con due caratteri diversi: rispettivamente le lettere omega (maiuscolo Ω, minuscolo ω) e omicron (maiuscolo O, minuscolo o).<br />
Il simbolo O è inoltre la traslitterazione del kana o e, infine, della vocale posteriore medio-alta nell'alfabeto fonetico internazionale.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-3008869748614557963?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-44179583242753210882011-10-12T15:57:00.004+02:002011-10-12T15:57:53.657+02:002011-10-12T15:57:53.657+02:00NN (chiamata enne in italiano) è la dodicesima lettera dell'alfabeto italiano e la quattordicesima dell'alfabeto latino moderno. Nella sua forma maiuscola è anche il simbolo della lettera nu dell'alfabeto greco; nella sua forma minuscola rappresenta una consonante nasale alveolare nell'alfabeto fonetico.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-4417958324275321088?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-58726338980422210662011-10-12T15:57:00.001+02:002011-10-12T15:57:14.740+02:002011-10-12T15:57:14.740+02:00MLa M (chiamata emme in italiano) è l'undicesima lettera dell'alfabeto italiano e la tredicesima dell'alfabeto latino moderno, ma rappresenta anche la maiuscola della lettera mi nell'alfabeto greco e in quello cirillico. Nell'alfabeto fonetico internazionale, [m] rappresenta un suono nasale bilabiale.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-5872633898042221066?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-32382956211933163172011-10-12T15:56:00.000+02:002011-10-12T15:56:17.035+02:002011-10-12T15:56:17.035+02:00EE è la quinta lettera dell'alfabeto italiano, largamente modellato su quello latino. È anche la quinta lettera dell'alfabeto etrusco ed ha la stessa forma della maiuscola dell'epsilon greco e dell'E cirillico. [e] è anche il simbolo che rappresenta una vocale anteriore medio-alta nell'alfabeto fonetico internazionale.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-3238295621193316317?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-39392539426527639162011-10-12T15:55:00.002+02:002011-10-12T15:55:45.264+02:002011-10-12T15:55:45.264+02:00CLa C o c (nome ci ['tʃi]) è la 3ª lettera dell'alfabeto latino e di quello italiano.<br />
In italiano la C non ha uno statuto fonologico univocamente definito, si è soliti infatti distinguere fra "C dolce" (corrispondente all'affricata postalveolare sorda [t̠ʃ]) e "C dura" (corrispondente all'occlusiva velare sorda [k]) a seconda se precede le lettere vocali E e I, o A, O e U; e può variare sempre, a seconda del contesto, se è accompagnato dalle lettere h o i.<br />
Inoltre la lettera C fa parte del digramma sc davanti a -i e -e, nella formazione della fricativa postalveolare sorda [ʃ]<br />
Questa lettera rappresenta anche il suono occlusivo palatale sordo nell'alfabeto fonetico internazionale.<br />
La lettera С (es) dell'alfabeto cirillico, sia minuscola sia maiuscola, è identica alla lettera C latina, sebbene fra le due lettere non vi sia alcuna correlazione storica. La С cirillica deriva infatti da una particolare forma calligrafica medievale della lettera greca Σ (sigma), detta sigma lunata e simile a entrambe le attuali forme minuscole della lettera (σ, ς). Nonostante il suo aspetto, la С cirillica è dunque parente della S latina.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-3939253942652763916?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-64630832976197485322011-10-12T15:54:00.002+02:002011-10-12T15:54:53.880+02:002011-10-12T15:54:53.880+02:00BLa B o b (nome italiano bi [bi] [1]) è la seconda lettera dell'alfabeto latino e italiano, e di quelli derivanti dall'alfabeto fenicio.<br />
Nella lingua italiana corrisponde alla consonante occlusiva bilabiale sonora [b] (come nell'alfabeto fonetico internazionale).<br />
Nella sua veste maiuscola somiglia alla lettera beta dell'alfabeto greco e alla В dell'alfabeto cirillico.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-6463083297619748532?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-82171286412895087072011-10-12T15:52:00.000+02:002011-10-12T15:52:55.824+02:002011-10-12T15:52:55.824+02:00Galleria del ventoLa galleria del vento, detta anche tunnel aerodinamico, è un impianto per la determinazione sperimentale dell'azione dinamica esercitata di un gas, in particolare dell'aria, su un corpo in moto relativo rispetto ad esso.<br />
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<br />
I frigoriferi, i mobili per ufficio, le automobili e molti altri prodotti di largo consumo sono fabbricati con lamiere metalliche di acciaio, rame, ottone, alluminio e altri metalli atti a essere modellati mediante stampaggio alla pressa con matrici o stampi sagomati.<br />
<br />
<br />
<b>Presse:</b> La pressa, usata per la fucinatura e lo stampaggio di metalli per la coniazione di monete...<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-3854350382013226569?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-51425252192721488082011-10-12T15:27:00.000+02:002011-10-12T15:27:26.882+02:002011-10-12T15:27:26.882+02:00Canto 34 Inferno - ParafrasiCanto 34 Inferno - Parafrasi<br />
Parafrasi dell'intero canto trentaquattresimo dell'Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri<br />
<br />
Parafrasi del canto XXXIV dell'Inferno<br />
<br />
Testo:<br />
"Vexilla regis prodeunt inferni<br />
verso di noi; però dinanzi mira",<br />
disse 'l maestro mio, "se tu 'l discerni". <br />
<br />
Come quando una grossa nebbia spira,<br />
o quando l'emisperio nostro annotta,<br />
par di lungi un molin che 'l vento gira, <br />
<br />
veder mi parve un tal dificio allotta;<br />
poi per lo vento mi ristrinsi retro<br />
al duca mio, ché non lì era altra grotta. <br />
<br />
Già era, e con paura il metto in metro,<br />
là dove l'ombre tutte eran coperte,<br />
e trasparien come festuca in vetro. <br />
<br />
Altre sono a giacere; altre stanno erte,<br />
quella col capo e quella con le piante;<br />
altra, com'arco, il volto a' piè rinverte. <br />
<br />
Quando noi fummo fatti tanto avante,<br />
ch'al mio maestro piacque di mostrarmi<br />
la creatura ch'ebbe il bel sembiante,<br />
<br />
<br />
d'innanzi mi si tolse e fé restarmi,<br />
"Ecco Dite", dicendo, "ed ecco il loco<br />
ove convien che di fortezza t'armi". <br />
<br />
Com'io divenni allor gelato e fioco,<br />
nol dimandar, lettor, ch'i' non lo scrivo,<br />
però ch'ogne parlar sarebbe poco. <br />
<br />
Io non mori' e non rimasi vivo;<br />
pensa oggimai per te, s' hai fior d'ingegno,<br />
qual io divenni, d'uno e d'altro privo. <br />
<br />
Lo 'mperador del doloroso regno<br />
da mezzo 'l petto uscia fuor de la ghiaccia;<br />
e più con un gigante io mi convegno, <br />
<br />
che i giganti non fan con le sue braccia:<br />
vedi oggimai quant'esser dee quel tutto<br />
ch'a così fatta parte si confaccia. <br />
<br />
S'el fu sì bel com'elli è ora brutto,<br />
e contra 'l suo fattore alzò le ciglia,<br />
ben dee da lui procedere ogne lutto. <br />
<br />
Oh quanto parve a me gran maraviglia<br />
quand'io vidi tre facce a la sua testa!<br />
L'una dinanzi, e quella era vermiglia; <br />
<br />
l'altr'eran due, che s'aggiugnieno a questa<br />
sovresso 'l mezzo di ciascuna spalla,<br />
e sé giugnieno al loco de la cresta: <br />
<br />
e la destra parea tra bianca e gialla;<br />
la sinistra a vedere era tal, quali<br />
vegnon di là onde 'l Nilo s'avvalla. <br />
<br />
Sotto ciascuna uscivan due grand'ali,<br />
quanto si convenia a tanto uccello:<br />
vele di mar non vid'io mai cotali. <br />
<br />
Non avean penne, ma di vispistrello<br />
era lor modo; e quelle svolazzava,<br />
sì che tre venti si movean da ello: <br />
<br />
quindi Cocito tutto s'aggelava.<br />
Con sei occhi piangëa, e per tre menti<br />
gocciava 'l pianto e sanguinosa bava. <br />
<br />
Da ogne bocca dirompea co' denti<br />
un peccatore, a guisa di maciulla,<br />
sì che tre ne facea così dolenti. <br />
<br />
A quel dinanzi il mordere era nulla<br />
verso 'l graffiar, che talvolta la schiena<br />
rimanea de la pelle tutta brulla. <br />
<br />
"Quell'anima là sù c' ha maggior pena",<br />
disse 'l maestro, "è Giuda Scarïotto,<br />
che 'l capo ha dentro e fuor le gambe mena. <br />
<br />
De li altri due c' hanno il capo di sotto,<br />
quel che pende dal nero ceffo è Bruto:<br />
vedi come si storce, e non fa motto!; <br />
<br />
e l'altro è Cassio, che par sì membruto.<br />
Ma la notte risurge, e oramai<br />
è da partir, ché tutto avem veduto". <br />
<br />
Com'a lui piacque, il collo li avvinghiai;<br />
ed el prese di tempo e loco poste,<br />
e quando l'ali fuoro aperte assai, <br />
<br />
appigliò sé a le vellute coste;<br />
di vello in vello giù discese poscia<br />
tra 'l folto pelo e le gelate croste. <br />
<br />
Quando noi fummo là dove la coscia<br />
si volge, a punto in sul grosso de l'anche,<br />
lo duca, con fatica e con angoscia, <br />
<br />
volse la testa ov'elli avea le zanche,<br />
e aggrappossi al pel com'om che sale,<br />
sì che 'n inferno i' credea tornar anche. <br />
<br />
"Attienti ben, ché per cotali scale",<br />
disse 'l maestro, ansando com'uom lasso,<br />
"conviensi dipartir da tanto male". <br />
<br />
Poi uscì fuor per lo fóro d'un sasso<br />
e puose me in su l'orlo a sedere;<br />
appresso porse a me l'accorto passo. <br />
<br />
Io levai li occhi e credetti vedere<br />
Lucifero com'io l'avea lasciato,<br />
e vidili le gambe in sù tenere; <br />
<br />
e s'io divenni allora travagliato,<br />
la gente grossa il pensi, che non vede<br />
qual è quel punto ch'io avea passato. <br />
<br />
"Lèvati sù", disse 'l maestro, "in piede:<br />
la via è lunga e 'l cammino è malvagio,<br />
e già il sole a mezza terza riede". <br />
<br />
Non era camminata di palagio<br />
là 'v'eravam, ma natural burella<br />
ch'avea mal suolo e di lume disagio. <br />
<br />
"Prima ch'io de l'abisso mi divella,<br />
maestro mio", diss'io quando fui dritto,<br />
"a trarmi d'erro un poco mi favella: <br />
<br />
ov'è la ghiaccia? e questi com'è fitto<br />
sì sottosopra? e come, in sì poc'ora,<br />
da sera a mane ha fatto il sol tragitto?". <br />
<br />
Ed elli a me: "Tu imagini ancora<br />
d'esser di là dal centro, ov'io mi presi<br />
al pel del vermo reo che 'l mondo fóra. <br />
<br />
Di là fosti cotanto quant'io scesi;<br />
quand'io mi volsi, tu passasti 'l punto<br />
al qual si traggon d'ogne parte i pesi. <br />
<br />
E se' or sotto l'emisperio giunto<br />
ch'è contraposto a quel che la gran secca<br />
coverchia, e sotto 'l cui colmo consunto <br />
<br />
fu l'uom che nacque e visse sanza pecca;<br />
tu haï i piedi in su picciola spera<br />
che l'altra faccia fa de la Giudecca. <br />
<br />
Qui è da man, quando di là è sera;<br />
e questi, che ne fé scala col pelo,<br />
fitto è ancora sì come prim'era. <br />
<br />
Da questa parte cadde giù dal cielo;<br />
e la terra, che pria di qua si sporse,<br />
per paura di lui fé del mar velo, <br />
<br />
e venne a l'emisperio nostro; e forse<br />
per fuggir lui lasciò qui loco vòto<br />
quella ch'appar di qua, e sù ricorse". <br />
<br />
Luogo è là giù da Belzebù remoto<br />
tanto quanto la tomba si distende,<br />
che non per vista, ma per suono è noto <br />
<br />
d'un ruscelletto che quivi discende<br />
per la buca d'un sasso, ch'elli ha roso,<br />
col corso ch'elli avvolge, e poco pende. <br />
<br />
Lo duca e io per quel cammino ascoso<br />
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;<br />
e sanza cura aver d'alcun riposo, <br />
<br />
salimmo sù, el primo e io secondo,<br />
tanto ch'i' vidi de le cose belle<br />
che porta 'l ciel, per un pertugio tondo. <br />
<br />
E quindi uscimmo a riveder le stelle.<br />
<br />
Parafrasi:<br />
<br />
"Avanzano i vessilli del re dell'Inferno verso di noi; perciò guarda davanti a te", disse la mia guida, "se tu riesci a distinguerlo". Come quando si diffonde una fitta nebbia, o quando sul nostro emisfero scende la notte, si vede da lontano un mulino che il vento aziona, mi sembrò allora di vedere una tale costruzione; poi per il vento mi riparai dietro la mia guida, perché lì non c'era altro riparo. Io già mi trovavo, e con paura lo scrivo nei miei versi, là dove i dannati erano ricoperti del tutto dal ghiaccio, e trasparivano come una pagliuzza nel vetro. Alcuni stanno distesi, altri stanno dritti, alcuni in piedi ed altri a testa in giù; altri, piegati come un arco, piegano il volto verso i piedi. Dopo che noi ci inoltrammo tanto che al mio maestro piacque di mostrarmi la creatura che ebbe il bell'aspetto, Virgilio mi si tolse davanti e mi invitò a fermarmi, dicendo: "Ecco Dite, ed ecco il luogo dove bisogna che tu ti armi di coraggio". Come io allora mi sentii gelare e come mi venne la parola, non chiedermelo, o lettore, perché io non lo narro, dal momento che ogni parola sarebbe insufficiente. Io non morii, ma non rimasi neppure vivo; immagina ormai da solo, se hai un poco d'ingegno, come io divenni, privo della vita e della morte. Il sovrano del regno del dolore usciva fuor della distesa di ghiaccio dalla metà del petto in su; c'è più proporzione tra me ed un gigante che tra i giganti e le sue braccia; vedi ormai quanto deve essere grande il corpo intero perché sia proporzionato a simili braccia. Se egli fu così bello come egli ora è brutto, e tuttavia si ribellò al suo creatore, è giusto che da lui provenga ogni male. Oh, come mi sembrò cosa stupefacente quando io vidi tre facce nella sua testa! Una era davanti, e questa era di color rosso; le altre due facce si aggiungevano a questa sopra la parte mediana di ciascuna spalla, si congiungevano dove alcuni pennuti hanno la testa; e quella di destra appariva di un colore tra il bianco e il giallo; la sinistra, a guardarla era tale, quale delle genti che vengono dalle terre da cui il Nilo scende a valle. Sotto ciascuna faccia uscivano due grandi ali, proporzionate ad un uccello così grande: io non vidi mai vele di imbarcazioni marine di tale grandezza. Le ali non avevano penne, ma quella delle ali di pipistrello era la loro forma; e Lucifero le agitava, in modo tale che tre venti si originavano da lui: per questo l'intero Cocito era trasformato in ghiaccio. Piangeva con sei occhi, e sui tre menti gocciolavano le lacrime e una bava sanguigna. In ogni bocca Lucifero stritolava con i denti un peccatore, come una maciulla, così che contemporaneamente ne martoriava tre. Per quel dannato che era maciullato nella bocca anteriore i morsi erano poca cosa rispetto ai graffi, tanto che a volte la schiena restava impuramente priva della pelle. "Quell'anima lassù che subisce una pena più dura" disse il mio maestro, "è Giuda Iscariota, che tiene il capo dentro e fuori di essa agita le gambe. Delle altre due anime che hanno la testa di sotto, quella che pende dalla brutta faccia di color nero è Bruto, vedi come si agita e non si lamenta!; l'altro è Cassio che sembra così robusto. Ma la notte sta di nuovo scendendo, ed ormai è tempo di andar via, poiché abbiamo visitato tutto l'Inferno". Come Virgilio volle, mi avvinsi al suo collo; ed egli scelse l'opportunità del tempo e del luogo, e quando le ali furono abbastanza aperte, si aggrappò ai fianchi pelosi; poi si calò giù di ciuffo in ciuffo tra il folto pelo e il burrone ghiacciato. Quando noi giungemmo nel punto in cui la coscia si incurva, proprio in corrispondenza della parte più grossa dell'anca, la mia guida con fatica ed affanno, girò la testa dove Lucifero teneva i piedi, e si appoggiò al pelo come uno che sale, in modo che io credevo di tornare di nuovo all'Inferno. "Tieniti stretto, perché per siffatte scale" disse il maestro, ansando come un uomo stanco, "è necessario allontanarsi da un luogo così malvagio". Poi uscì fuori attraverso il foro di una roccia e mi pose a sedere sull'orlo; poi diresse verso di me il suo passo con cautela. Io alzai gli occhi e credetti di vedere Lucifero come io lo avevo lasciato, e lo vidi che teneva le gambe in su; se io allora mi turbai, lo immagini la gente ignorante, che non capisce quale è il punto che io avevo oltrepassato. "Alzati in piedi" mi disse il maestro: "la via è lunga e il cammino è difficile, e già il sole ritorna a metà tra la prima e la terza ora". Non era un salone di un palazzo là dove eravamo, ma un sotterraneo naturale che aveva il suolo accidentato e scarsezza di luce. "Prima che io mi stacchi dall'abisso infernale, o maestro mio" io dissi dopo che mi fui alzato, "parlami un poco per togliermi un dubbio: dov'è il ghiaccio? E come mai Lucifero vi è conficcato così capovolto? E come mai, in così breve tempo, il sole ha compiuto il suo percorso dalla sera al mattino?". Ed egli a me: "Tu credi che ancora ti trovi nell'altra parte del centro, dove io mi aggrappai al pelo di Lucifero, il malvagio verme, che trafora il mondo. Tu sei stato dall'altra parte per tutto il tempo che io scesi verso il basso; quando io mi capovolsi, tu oltrepassasti il punto verso il quale gravitano da ogni parte i corpi pesanti. E ora tu sei giunto sotto l'emisfero che è opposto a quello che la terra emersa ricopre, e sotto il cui meridiano ucciso fu l'uomo che nasse e che visse senza peccato; tu hai i piedi sulla piccola superficie l'altra faccia della quale costituisce la Giudecca. Qui è mattina, quando là è sera; e questi, che ci ha fatto da scala con il suo pelo, è conficcato così ancora come era prima. Da questo emisfero precipitò dal cielo; e la terra che prima emergeva si sporse in questo emisfero, per paura di lui si ritrasse sotto il mare, ed emerse nel nostro emisfero; e forse per evitare lui lasciò qui un luogo vuoto quella terra che appare in questo emisfero e si sollevò verso l'alto". Laggiù vi è un luogo lontano da Belzebù tanto quanto si distende questo sotterraneo, che non è noto per mezzo della vista, ma per il rumore di un ruscelletto che scende qui attraverso il foro di una roccia, che esso ha scavato, con il suo andamento tortuoso e in lieve pendenza. La mia guida ed io attraverso quella via nascosta ci avviammo per ritornare nel mondo illuminato; e senza preoccuparci di un poco di riposo, salimmo su, egli primo ed io dietro, finché io vidi alcune cose belle che mostra il cielo, attraverso un foro rotondo. E attraverso questo foro uscimmo a riveder le stelle.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-5142525219272148808?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-71386805729166179592011-10-12T15:20:00.000+02:002011-10-12T15:20:45.687+02:002011-10-12T15:20:45.687+02:00Il FrenoIl freno è un dispositivo usato per rallentare o arrestare il moto di un corpo o di un organo meccanico, per mantenere a regime la velocità o per conservarlo in stato di quiete (si pensi ad esempio a un'automobile ferma in discesa);freni ad azione controllabile sono presenti sulle automobili, sugli aerei, sui treni, sulle gru e praticamente su ogni tipo di macchina.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-7138680572916617959?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8696584547893771944.post-63631214750257904132011-10-12T15:13:00.000+02:002011-10-12T15:13:35.481+02:002011-10-12T15:13:35.481+02:00Egitto e Mesopotamia -relazione libro "In mezzo ai fiumi"I POPOLI DELLA MESOPOTAMIA<br />
<br />
Mesopotamia “in mezzo ai fiumi”<br />
<br />
<br />
<br />
Si sviluppano le prime civiltà<br />
del mondo antico<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
CARATTERISTICHE AMBIENTALI DELLA MESOPOTAMIA (pag. 32-33-34)<br />
<br />
Costituisce l’estremità della “mezzaluna fertile”.<br />
Terra arida e pianeggiante, frequenti allagamenti a causa delle piene irregolare e imprevedibili dei due fiumi.<br />
<br />
<br />
Nascita dell’agricoltura che poteva essere praticata<br />
dopo lavori di irrigazione e canalizzazione<br />
<br />
<br />
Nascita della civiltà urbana: gli abitanti iniziarono a raccogliere e selezionare il cibo (orzo, grano), successivamente iniziarono a conservarli in grandi depositi (silos). Impararono anche l’artigianato e fondarono le prime città, poi, nel 3.000 a.C., inventarono la scrittura (inizio della storia).<br />
La Mesopotamia, grazie alla sua posizione geografica, divenne una grande potenza commerciale perché era facilmente raggiungibile via terra e via mare, ma questa caratteristica la esponeva a rischi di continue invasioni.<br />
Tra il 3.000 e il 55° a.C. si susseguirono diversi popoli in questa regione ma la civiltà rimase originale e unitaria.<br />
<br />
I SUMERI (pag. 34-35-36)<br />
<br />
“popolo delle teste nere”<br />
Prima civiltà della Mesopotamia<br />
3.500 a.C.<br />
Prime città fondate: Uruk, Ur, Lagash, Imma, Nippur<br />
<br />
3.000 a.C. Inventarono la scrittura<br />
<br />
Città Stato: ogni città sumera era indipendente dall’altra e formava un vero e proprio Stato.<br />
conseguenza<br />
non ebbero mai una stato unitario.<br />
Guidate da un Re-sacerdote che aveva un potere politico e religioso gestito in un:<br />
<br />
<br />
Tempio Palazzo: luogo di culto, centro direttivo dell’economia, magazzino, mercato e scuola.<br />
Con il passare del tempo il Re assunse il controllo totale del paese, il re Lugal (grande uomo) era un esecutore del volere divino, era il rappresentante degli dei sulla terra.<br />
<br />
I Dei sumeri:<br />
ANU: signore del cielo<br />
ENIL: dio del vento e delle tempeste Dei maggiori legati all’agricoltura<br />
ENKI: dea della Terra<br />
<br />
Tutta la cultura (leggi, opere letterarie, gli astri) dei Sumeri si basava sugli dei.<br />
<br />
GLI ACCADI (pag. 36-37-38)<br />
<br />
2.350 a.C. grazie a Sargon (leggendario condottiero) subentrarono ai Sumeri, conquistarono tutte le loro città e, dopo essersi stanziati nella regione centrale della Mesopotamia (Accad), unificarono per la prima volta l’intera regione.<br />
Il re dominava su tutti i popoli per volere degli dei ma era un potere più politico che religioso.<br />
<br />
2.250 a.C. crollo dell’impero accadico per mano dei gutei (popolo nomade), breve<br />
rinascita dell’impero sumero grazie alla città di Ur.<br />
Massimo splendore sumerico, la città di Lagash fu abbellita con splendidi<br />
monumenti tra i quali una Ziggurat (piramide a gradoni, tempio sacro)<br />
<br />
2.000 a.C. declino definitivo dei Sumeri.<br />
<br />
I BABILONESI (pag. 38-39-40)<br />
<br />
Prima erano chiamati morrei perché proveniente dalla zona di Amurru, in Libano.<br />
Popolo nomade meno colto dei sumeri ma con il tempo riuscì a sottomettere e ad assorbire la loro cultura.<br />
Dalla fusione dei sumeri e morrei nasce una nuova e splendida civiltà: I BABILONESI, che prende il nome da Babilonia, prima città fondata dagli morrei.<br />
Unificarono tutta la Mesopotamia e la capitale era babilonia che si trovava sulle rive del fuime Eufrate.<br />
<br />
Fu abbellita da giardini e monumenti tra i quali una Ziggurat<br />
alta ben 90 mt. (la famosa torre di Babele).<br />
<br />
1.750 a.C. massima potenza del regno sotto il controllo di Hammurabi<br />
<br />
<br />
Aveva grandi doti politiche e fece un’unica grande raccolta di leggi: IL CODICE DI HAMMURABI, il quale ad ogni norma corrispondeva una pena per chi la infrangeva. Questo garantiva una vita più ordinata<br />
<br />
LA SOCIETA’<br />
Il re possedeva la maggior parte delle terre, un’altra parta era data ai funzionari e ai capi militari come ricompensa dei loro servizi. Molto diffusa era anche la proprietà privata.<br />
Queste terre erano coltivate da schiavi e contadini semiliberi. Esistevano anche attività mercantili e artigianali.<br />
ECONOMIA<br />
Era molto diffuso il baratto, poi iniziò anche ad esserci lo scambio di merci con argento o metalli preziosi. Nacque anche il prestito a interesse e chi non poteva restituire il debito pagava con la schiavitù.<br />
<br />
Dopo la morte di Hammurabi l’impero crollò sotto la pressione dei vicini popoli nomadi. Gli ITTITI presero il sopravvaneto.<br />
<br />
GLI ITTITI (pag. 40-41-42)<br />
<br />
2.300 a.C. si stabilirono in Anatolia, zona montagnosa priva di fiumi, poco adatta per l’agricoltura ma ricca di minerali nel sottosuolo e di foreste<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
LA CIVILTA’<br />
Assorbirono la cultura mesopotamica e adattarono la scrittura alla loro lingua<br />
In trono non era ereditario ma il re veniva eletto da un’assemblea di uomini liberi (pankus).<br />
Il re era esclusivamente un capo militare e non era considerato un rappresentante degli dei.<br />
La classe dei guerrieri era molto importante e le leggi erano più miti e tolleranti.<br />
<br />
1.650-1.531 a.C. unificarono i territori sottomessi e si avviarono per conquistare la Siria e la Mesopotamia, quest’ultima conquistata nel 1.550 a.C. (fine dell’impero Babilonese)<br />
<br />
1.440-1.200 a.C. massimo splendore ittita, si impadroniscono di tutta la Siria, si scontrano contro l’Egitto nella battaglia di Quadesh dove non ci fu nessun vincitore, ma segnò la fine degli ittiti che furono travolti dai “popoli del mare” (1.200 a.C.)<br />
<br />
GLI ASSIRI (pag. 42-43)<br />
<br />
1.300 a.C. grazie al loro potente esercito conquistarono l’indipendenza e iniziarono ad <br />
espandersi<br />
<br />
1.000 a.C. fondarono un vasto impero che si estendeva dal Mediterraneo all’altopiano <br />
iranico.<br />
<br />
800-650 a.C. massima espansione fino al Vicino Oriente<br />
<br />
721 a.C. sottomisero Israele grazie al re Sargon II, Babilonia fu rasa al suolo.<br />
L’ultimo re assiro, Assurbanipal, sottomise anche l’Egitto.<br />
IL REGNO DI ASSURBANIPAL (668-626 a.C.)<br />
Unificazione di tutte le civiltà dell’Antico Oriente<br />
La capitale fu spostata ad Assur a Ninive che fu abbellita da palazzi e monumenti che celebravano le imprese assire, fu dotata di una grande biblioteca dove il re riunì tutte le testimonianze scritte della cultura mesopotamica (25.000 tavolette di argilla)<br />
<br />
IL MILITARISMO ASSIRO<br />
La guerra fu l’attività essenziale degli assiri, l’esercito era composto da tutti i cittadini atti alle armi e fedeli al re<br />
L’esercito era diviso in:<br />
CAVALIERI: dotati di carri da combattimento<br />
FANTI dotati di ingegnose macchine per gli assedi.<br />
<br />
Gli assiri non avevano un’amministrazione efficiente e per mantenere i territori conquistati ricorrevano alla violenza per sottomettere i popoli.<br />
<br />
LA DECADENZA ASSIRA<br />
Tutti i popoli conquistati dagli assiri (Babilonia, Palestina, Fenicia, Egizi, Medi) si coalizzarono e per tre secoli assediarono l’impero assiro.<br />
Nel 612 a.C. espugnarono e rasero al suolo Ninive (capitale assiro) e questa data pone fine all’impero assiro del quale non avremo più tracce.<br />
<br />
GLI EGIZI (pag. 50-51)<br />
<br />
Date da ricordare:<br />
3000-2260 a.C. Antico Regno, Il faraone Menes unifica L’Egitto, controllo del Nilo, vengo costruite le piramidi<br />
<br />
2052-1700 a.C. Medio Regno, l’Egitto raggiunge il suo massimo splendore<br />
<br />
1550-1070 a.C. Nuovo Regno, l’Egitto diventa un vasto impero e sottomette Palestina e Mesopotamia<br />
<br />
332 a.C. Alessandro Magno conquista l’Egitto, fine dell’impero egizio.<br />
<br />
La civiltà egizia si sviluppa lungo le rive del Nilo perché, grazie alle sue piene, inondava e ricopriva le terre, che si trovavano lungo la sua via, ricoprendole di Limo e le rendeva fertili.<br />
Gli egizi, quindi, avevano un’agricoltura fiorente ma scarseggiavano di materie prime. Erano quindi costretti a cercarle altrove; importarono dal Libano il legno, il rame e l’oro dal Sinai e l’avorio dalla Nubia e proprio per questo motivo la civiltà egizia si espanse verso queste regioni.<br />
Considerato quanto detto prima possiamo affermare che la vita economica e la civiltà egizia dipendono dal Nilo. Le precise e costanti alluvioni rendevano i terreni costeggianti il Nilo sempre fertili e quindi garantiva una coltivazione inesauribile. Oggi queste piene sono fermate dalla diga di Assuan costruita tra il 1960 e il 1971.<br />
<br />
Caratteristiche del Nilo e terreni fertili:<br />
Lunghezza Nilo: 6000 Km<br />
Ampiezza delta:circa a 200 Km dal mare ampio 250 Km<br />
Lunghezza oasi coltivabile: 850 Km<br />
Larghezza oasi coltivabile: 6 Km nel punto più largo e 1 Km. In quello più stretto.<br />
Tipi di coltivazioni:<br />
<br />
Orzo<br />
Grano<br />
Legumi<br />
Frutta<br />
Verdura<br />
Lino per i tessuti<br />
Vite per il vino<br />
<br />
Oltre all’agricoltura esisteva anche l’allevamento di buoi, pecore ed asini.<br />
In aggiunta a tutto ciò c’era anche la caccia, le acque del Nilo erano ricche di pesci e nei vicini territori abbondava la selvaggina, l’unico animale che veniva risparmiato era il leone (re del deserto) la cui caccia era riservata solo al faraone.<br />
Il Nilo era perfettamente navigabile anche nei periodi di piena favorendo così gli scambi commerciali e i trasporto di persone da un capo all’altro del paese.<br />
<br />
L’importanza di questo fiume fece si che scoppiarono dei contrasti fra le città per il dominio del fiume, di conseguenza nacquero delle alleanze che diventarono poi dei veri e propri stati fino a che, nel 3200 a.C., si ridussero a due soli regni: Il Basso Egitto a nord e l’Alto Egitto a sud.<br />
Nel 3000 a.C. il re guerriero Menes unificò l’Egitto formando un unico grande Stato unitario.<br />
<br />
Possiamo dividere la storia dell’Egitto in quattro periodi:<br />
<br />
Antico Regno 3000-2260 a.C.<br />
Medio Regno 2052-1700 a.C.<br />
Nuovo Regno 1500-1070 a.C.<br />
Età tarda o della decadenza<br />
<br />
Tra un regno e l’altro ci furono dei periodi intermedi caratterizzati da crisi sociali e disordini.<br />
Dopo il Nuovo regno ci fu un periodo di decadenza alternato a brevi periodi di rinascita.<br />
Nel 525 a.C. i persiani si impadronirono dell’Egitto mettendo cosi fine all’indipendenza egiziana, passò poi nelle mani dei greci e quindi dei romani nel secolo I a.C.<br />
<br />
ANTICO REGNO (pag. 53)<br />
<br />
3000 a.C. unificazione<br />
Prima capitale fu Tinis, poi fu trasferita a Menfi (nel nord Egitto)<br />
<br />
2700-2500 a.C. Massimo splendore egizio, conquistarono il Sinai, la Libia e la Nubia.<br />
<br />
2200 a.C. crisi economica e carestia, potere statale più debole, <br />
i governatori e i sacerdoti accrebbero il loro potere<br />
conseguenza: il paese precipita nel disordine.<br />
<br />
MEDIO REGNO (pag. 53)<br />
<br />
2100 a.C. una dinastia di principe provenienti da Tebe riuscì a riunificate il regno<br />
Inizio del Medio Regno<br />
La capitale fu spostata a Tebe<br />
<br />
1850 a.C. i faraoni riconquistarono le terre perdute, rafforzano lo Stato e avviano nuovi<br />
lavori di bonifica del deserto<br />
L’EGITTO RAGGIUNGE IL CULMINE DELLA SUA POTENZA<br />
<br />
1700 a.C. invasione degli hyksos, insediarono il delta del Nilo e vi fondarono la loro<br />
Capitale, Avaris. Dominarono il paese per circa 200 anni.<br />
Il dominio degli hycsos fu essenzialmente militare.<br />
<br />
NUOVO REGNO (pag. 54)<br />
<br />
1570 A.c. il re di Tebe Kamose cacciò gli hyksos e riunificò il paese<br />
La capitale torna ad essere Tebe<br />
La reggia del faraone sorgeva accanto al tempio del dio Amon, il dio<br />
del Sole, che da allora divenne il dio nazionale degli egizi.<br />
<br />
<br />
<br />
LA SOTTOMISSIONE DEL VICINO ORIENTE E DELLA MESOPOTAMIA (pag. 57)<br />
<br />
1.248 a.C. battaglia di Quadesh contro gli Ittiti (Ramses II era a capo dell’Egitto)<br />
<br />
<br />
Segna la fine del processo di espansione dell’Egitto<br />
I sacerdoti accrebbero la loro importanza e le loro ricchezze<br />
Il dio Amon (dio del sole) perde la sua importanza.<br />
<br />
AMENOFIS IV: IL FARAONE GIUSTO (pag. 57)<br />
<br />
1.377-1.358 a.C. era detto il “re filosofo”, con l’aiuto di sua moglie Referti, cercò di migliorare la vita del popolo liberandosi dei sacerdoti del dio Amon e diede vita ad una religione monoteista che prevedeva il culto di un solo dio buono e generoso, ATON.<br />
In questo modo i cittadini non dovettero più versare grossi tributi ai sacerdoti i quali reagirono scagliando maledizioni contro Aton e i suoi fedeli.<br />
<br />
Quando Amenofis IV morì i sacerdoti distrussero tutti i templi di Aton e sterminarono i suoi fedeli. Ristabilirono così il loro potere.<br />
<br />
L’INVASIONE DEI “POPOLI DEL MARE” (pag. 57)<br />
<br />
1.200 a.C. i popoli del mare attaccarono tutto il bacino del mediterraneo compreso l’Egitto. Ramses III, ultimo grande faraone del Nuovo Regno, li affrontò e vinse una serie di battaglie terrestri e navali, riuscì così ad evitare il crollo del suo impero.<br />
<br />
LA FINE DEL NUOVO REGNO (pag. 56)<br />
Le cause furono:<br />
Indebolimento dopo la fine delle battaglie contro i popoli del male<br />
Il potere dei sacerdoti divenne più forte di quello dei faraoni<br />
Perdita completa di tutti i possedimenti asiatici<br />
Pressione dei popoli vicini, in particolare gli Assiri<br />
<br />
900 a.C. l’Egitto passe nelle mani di una dinastia nubiana<br />
<br />
670 a.C. gli Assiri sottomettono gli egizi e saccheggiano Tebe<br />
<br />
664-525 a.C. ultima rinascita dell’egitto, periodo saita (da Sais, nuova capitale)<br />
<br />
525 a.C. i persiani si impadronisco definitivamente dell’egitto riducendolo ad una semplice provincia del loro impero. Fine dell’indipendenza egizia durata circa 2.500 anni<br />
<br />
332 a.C. Alessandro Magno si impadronisce dell’Egitto, successivamente fu controllata dai Tolomei (Grecia) per circa 3 secoli.<br />
<br />
30 a.C. l’Egitto passa sotto il dominio dei romani.<br />
<br />
<br />
ORGANIZZAZIONE DELLA CIVILTA’ EGIZIA (pag. 56-57)<br />
La società egizia era divisa in classi:<br />
<br />
FARAONE<br />
<br />
SACERDOTI<br />
<br />
NOBILI<br />
<br />
FUNZIONARI DELLO STATO<br />
<br />
MILITARI<br />
<br />
CONTADINI, ARTIGIANI, OPERAI E SCHIAVI<br />
<br />
<br />
FARAONE: era il capo di tutto, il rappresentante degli dei sulla terra<br />
SACERDOTI: ruolo molto importate in quanto l’Egitto era una civiltà molto religiosa<br />
NOBILI: gente ricca<br />
FUNZIONARI DELLO STATO: amministravano il regno<br />
MILITARI: minore rilevanza, l’esercito era composto da mercenari che combattevano in cambio di soldi e da soldati-contadini che in cambio del loro servizio ricevevano terreni da coltivare.<br />
CONTADINI, SCHIAVI, OPERAI E ARTIGIANI: rappresentavano la maggior parte della popolazione.<br />
<br />
I gruppi sociali erano ben distinti perché godeva di diritti e doveri diversi e svolgevano attività diverse.<br />
<br />
LE PIRAMIDI (pag. 57)<br />
<br />
3.000-2.700 a.C. i faraoni venivano sepolti a Saqqara, la città dei morti.<br />
<br />
Intorno al 2.700 a.C. Imhtep (architetto) ideò e realizzò la prima piramide (alta 60 mt) per il faraone Zozer (III dinastia, 2.600 a.C.). Da questo momento tutti i faraoni adottarono questo tipo di sepoltura.<br />
<br />
La piramide più importante fu quelle del faraone Cheope, alta 160 mt.<br />
<br />
I FUNZIONARI: I VIZI E GLI SCRIBI (pag. 58)<br />
<br />
Funzionari: chiamati vizir dagli studiosi, amministravano il tesoro dello stato, comandavano l’esercito. Esercitavano la giustizia e controllavano la vita pubblica. Da lui dipendevano tutti colore che curavano gli affari dello stato (burocrazia).<br />
<br />
Scribi: facevano parte del gruppo dei funzionari ed erano molto importanti perché per gestire lo stato c’era bisogno della scrittura, quindi, godevano di parecchi privilegi.<br />
<br />
<br />
<br />
I SACERDOTI (pag. 58-59)<br />
Avevano funzioni e posizioni molto importanti in quanto la religione aveva un ruolo fondamentale per gli egizi.<br />
Celebravano tutti i riti religiosi e i sacrifici necessari per godere del favore degli dei<br />
Ricevevano offerte dal popolo<br />
Amministravano grandi estensioni di terre<br />
Erano medici, astronomi e matematici.<br />
<br />
CONTADINI E SCHIAVI (pag. 59)<br />
Erano alla base della scala sociale.<br />
La loro vita era dura e ingrata<br />
Quando non coltivavano le terre potevano essere arruolati dallo stato per compiere lavori di manodopera (costruzioni di templi sacri, scavi per i canali, insomma tutti i lavori più duri)<br />
Parte dei loro raccolti finiva allo Stato e messa nei magazzini, a loro rimaneva solo la minima parte<br />
Gli schiavi vivevano ancora peggio: erano prigionieri di guerra e stranieri che provenivano nella zona del Nubia e venivano venduti al mercato degli schiavi.<br />
<br />
LA RELIGIONE<br />
Era strettamente legata alla natura e in particolare al Nilo perché dalla natura poteva venire un raccolto ricco e abbondante ma anche siccità devastazione e morte.<br />
Quindi le forze della natura avevano un potere illimitato e misterioso, da esse dipendevano la vita o la morte, cioè gli egizi dipendevano dal volere degli dei.<br />
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La religione era di tipo politeista, adoravano come divinità gli animali i quali rappresentavano la forza e la fertilità (lo sciacallo, il falco, il gatto, il coccodrillo, il bue…..)<br />
ANUBI: dio sciacallo<br />
SOBK: dio coccodrillo<br />
ORO: dio falco<br />
THOT: dio ibis<br />
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Quando il regno venne unificato iniziò la divinazione della natura:<br />
AMON-RA: il dio Sole<br />
GEB: la dea Terra<br />
NUT: dio del Cielo<br />
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Ogni dio avevo un su templio e un suo culto<br />
Gli egizi erano il popolo più religioso di tutti i popoli antichi.<br />
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IL CULTO DEI MORTI (OSIRIDE: DIO DEI MORTI) (pag 60-61)<br />
Gli egizi credevano nella continuazione della vita dopo la morte.<br />
All’inizio solo i faraoni avevano questo privilegio poi, con il Medio e il Nuovo Regno, si estese a tutti il popolo.<br />
il cadavere veniva imbalsamato<br />
percorreva un lungo viaggio finchè giungeva davanti a Osiride<br />
qui 42 giudici valutavano il suo comportamento avuto in vita: su un piatto della bilancia veniva posto il cuore e sull’altro una piuma; se il cuore pesava più della piuma veniva divorato da un mostro se invece era più leggero otteneva l’immortalità e veniva accompagnato da Osiride nel regno dei morti.<br />
Quindi solo i buoni avevano diritto all’immortalità.<div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/8696584547893771944-6363121475025790413?l=eveniappunti.blogspot.com' alt='' /></div>ogm87noreply@blogger.com0